Home ExtraNaples Calcio & Scommesse: l’ammalato pallone del nord

Calcio & Scommesse: l’ammalato pallone del nord

Le ultime sul caso scommesse

È delle scorse ore la notizia di un ulteriore allargamento del “caso scommesse“, ennesimo scandalo che ha colpito il calcio italiano negli ultimi decenni. Alessandro Florenzi, calciatore del Milan ed ancora in orbita Nazionale, è stato ascoltato per oltre un’ora dai PM di Torino, titolari dell’inchiesta. Come già accaduto per Nicolò Zaniolo (ora all’Aston Villa, ma per il quale i fatti contestati risalirebbero al periodo in cui indossava la maglia della Roma), pare che Florenzi abbia riferito agli inquirenti di aver «puntato ma non sul calcio».

Se le circostanze dovessero essere così confermate, il calciatore del Milan non andrebbe incontro ad alcuna squalifica, così come, per ora, accaduto a Zaniolo (convocato in Nazionale per i match decisivi contro Macedonia e Ucraina) per il quale però la relativa Procura pare stia continuando ad indagare. I tempi per chiudere il filone riguardante i due saranno sicuramente più lunghi rispetto a quelli che hanno visto già condannati dalla giustizia sportiva Sandro Tonali, ora al Newcastle ma al Milan ai tempi in cui si riferiscono le “puntate”, e Nicolò Fagioli, calciatore della Juventus.

Tonali e Fagioli

Questi ultimi hanno infatti patteggiato, ammettendo di aver scommesso tramite canali clandestini anche sul calcio. Tonali ha rimediato 10 mesi di squalifica dalla Procura Federale, più 8 mesi di pena accessoria, durante i quali dovrà prestarsi a campagne di sensibilizzazione contro la dipendenza da gioco. Per Fagioli, invece, la squalifica è stata di 7 mesi, con pena accessoria (uguale nelle modalità di svolgimento a quella di Tonali) di 5 mesi.

All’interno del verbale dell’interrogatorio in Figc, pubblicato nelle settimane scorse dal Fatto Quotidiano, il centrocampista della Juventus ha tirato in ballo proprio Tonali, quale collega che pare gli abbia indicato le piattaforme su cui scommettere: «Fu Tonali – è riportato all’interno dello stesso verbale – che mi suggerì di giocare sul sito illegale Icebet…(Segue in passaggi successivi)… Fu Tonali stesso a farmi registrare tramite un account al sito in questione». Sull’ex milanista, Fagioli ha riportato: «Nell’ambiente ho sentito dire che aveva molti debiti di gioco».

La giustizia sportiva

Debiti, emerge da verbali, che avrebbero attanagliato anche Fagioli, per una cifra, suppongono i bene informati, vicina ai 3 milioni di euro. L’aver patteggiato, unito all’ammissione da parte dei due, sicuramente ben seguiti dai propri legali, di essere soggetti affetti da ludopatia, ha evitato ad entrambi un periodo di stop elevato. La pena minima di squalifica, secondo quanto stabilito dall’articolo 24 del codice di giustizia sportiva FIGC è in casi simili di almeno 3 anni.

Leggi anche:  Nasce a St. Moritz “Lifestyle by The Great living Estate”

Il comma tre dell’articolo 24 stabilisce infatti: «La violazione del divieto di cui ai commi 1 e 2» (divieto di piazzare o accettare scommesse da parte di tesserati FIGC, sia appartenenti al settore professionistico che a quello dilettantistico) «comporta per i soggetti dell’ordinamento federale, per i dirigenti, per i soci e per i dirigenti delle società la sanzione della inibizione o della squalifica non inferiore a tre anni e dell’ammenda non inferiore ad euro 25.000,00»

Ludopatia, malattia e disvalori

La sensazione è che la vicenda possa essere solo in una fase embrionale e che possano, nel tempo, venir fuori a macchia d’olio nuovi ipotetici coinvolgimenti. Lo scenario che ne risulta è sicuramente preoccupante, socialmente deprecabile e moralmente demotivante per chi, come i tifosi, segue il calcio con passione rimettendoci, per questo, soldi di tasca propria, magari frutto di risparmi accumulati dopo un immane sacrificio lavorativo.

La speranza, ovviamente, laddove insista la ludopatia, è che i soggetti coinvolti possano prima di tutto riuscire a sconfiggere il demone del gioco. Il perché sia una vicenda da condannare sotto tutti i punti di vista, è facile da intuire: in un periodo storico nel quale intere famiglie a stento riescono ad arrivare a fine mese, sapere che atleti che dovrebbero rappresentare un modello positivo soprattutto per i più giovani, di integrità e di sani valori dettati dallo stesso sport, non riescano a trattenersi dallo scommettere, magari per cercare un brivido “nell’illegale” in una specie di “GomorraBet” di ricchi e viziati, rende parte del mondo del pallone italiano un modello davvero da censurare.

Il Sud virtuoso

Un pezzo sicuramente minoritario, per fortuna. Tra l’altro “geograficamente” circoscrivibile, in questo caso di specie. Si perché gli indagati, sino ad ora, risultano all’epoca dei fatti tutti tesserati per club del centro – nord. Quel nord ricco e potente, anche calcisticamente, che forse induce più in tentazione. Mi puntualizzerete: in serie A di squadre del Sud ve ne sono poche. Tra l’altro solo il Napoli paragonabile, non per potere nei Palazzi ma per disponibilità economiche, ai grandi club del Nord. Vero, in parte. Perché in A (ed anche in B) un po’ di soldini girano a tutte le latitudini.

Proprio il Napoli, nonostante le tante tentazioni a cui la città può indurre, pare non sia minimamente sfiorato dall’inchiesta. Forse in questo ha contribuito il controllo maniacale che il Presidente De Laurentiis tende ad avere su ogni processo aziendale che caratterizza il Club. Oltre alla voglia di arrivare, sportivamente parlando, di ogni singolo calciatore. Questo mix ha forse reso il Napoli una fortezza inattaccabile da ogni agente patogeno esterno. A differenza del pallone del Nord, per il quale lo scenario che sta emergendo lo classifica come paziente bisognoso di cure.