Home In primo piano Cosa ci racconta lo scudetto scucito a dicembre

Cosa ci racconta lo scudetto scucito a dicembre

Il Napoli sprofonda al Maradona con un sonoro 0-3 contro l’Inter capolista

Il Napoli si fa scucire lo scudetto alla 14esima giornata di campionato, capitolando per 0-3 contro l’Inter al Maradona. Notte fonda per gli uomini di Walter Mazzarri, la cui cura appare ora come un momentaneo palliativo. La malattia, ovvero i problemi di questa squadra, sono ancora tutti lì. E al netto di un arbitraggio disastroso del signor Massa (c’era fallo netto su Lobotka sull’azione del primo gol di Calhanoglu ed un mancato calcio di rigore su Osimhen nel secondo tempo), gli alibi per i campioni in carica stanno a zero. Dopo un buon primo tempo, il Napoli cala col passare nei minuti nella ripresa, allungandosi e lasciando praterie per le ripartenze dell’Inter. E il secondo gol nerazzurro arriva su un mancato controllo di Politano a seguito di un passaggio sballato di Rrahmani in fase di costruzione, Lautaro dalla sinistra dunque può servire dentro l’area l’indisturbato Barella – a proposito, Anguissa dov’era? – che dopo uno slalom tra Natan e Ostigard, può bucare Meret. Il terzo gol è la capitolazione finale con Thuram che approfitta di un filtrante basso di Cuadrado dalla destra, attaccando lo spazio tra Ostigard e Rrrahmani. Ci aggiunge del suo Meret che forse avrebbe potuto deviare il passaggio in parata, trovandosi a copertura del primo palo. Una sconfitta meritata, bugiarda nel parziale troppo severo.

La cazzimma dov’è?

A dimostrazione della scarsa cattiveria dell’undici azzurro, la quantità di falli rispetto a quelli dell’Inter: solo 2 contro 13. Nel corso dei 90 minuti il Napoli ha provato costantemente ad attaccare in maniera posizionale, attraverso il solito possesso palla, cercando le triangolazioni tra le mezzali e gli esterni d’attacco. Purtroppo, è mancato l’apporto decisivo dei terzini: con Di Lorenzo bloccato e costantemente impensierito da Dimarco e Mkitharyan, stessa cosa Natan, adattato da laterale, per indole calcistica poco propositiva e più difensiva. Il Napoli quando arriva sulla trequarti va in bambola, non trovando mai l’ultimo passaggio per affondare di fronte la porta ben difesa da Sommer in più occasioni. Difatti, nel primo tempo i tiri arrivano tutti fuori dal perimetro dell’area interista, con Elmas e Politano che becca la traversa. Nel secondo tempo le occasioni limpide saranno solo due con un sinistro di Kvaratskhelia (ci mette il guantone il solito Sommer) e un colpo di testa di Osimhen di poco a lato. Restano nel complesso le amnesie difensive, e un atteggiamento sui palloni persi dimesso e poco reattivo. Una costante del Napoli da inizio anno, che contro squadre super attrezzate come l’Inter non può permettersi.

Leggi anche:  Il Premio "Buona Salute" al dott. Spadafora

Il post scudetto disastroso

Il -11 dalla vetta a inizio dicembre, con un cambio di allenatore in corsa, ci racconta di un post-scudetto gestito male, sin dalle scelte di mercato estive. Diciassette i gol subito dopo 14 giornate, la peggiore difesa tra quelle nelle prime cinque posizioni. Mazzarri, oltre a far ritrovare in questi ragazzi spirito e agonismo, dovrebbe iniziare a pensare a soluzioni tattiche radicalmente diverse. Checché ne dica, e per quanto si sia aggiornato – gli crediamo – il suo calcio prevede la difesa a tre e una maggior ricerca della verticalità, dando alle sue squadre un equilibrio che il modulo spallettiano, senza Spalletti, non può garantire. Il cambio Natan-Zerbin di ieri sera nei minuti finali, con il passaggio ad una linea a 5, conferma che sotto le ceneri del calcio spettacolare post-scudetto, covano nuovi concetti che darebbero un senso completo ai 7 mesi da traghettatore del Mazzarri bis, in vista di una ricostruzione estiva con un altro allenatore. Sta a Walter tirare il Napoli fuori dal guado con le sue idee e non quelle di altri, tanto meno quelle del presidente che si è evidentemente sbagliato nel pensare ad una squadra che potesse essere allenata da chiunque per ripetere il successo tricolore. Così, evidentemente, non è stato.