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Le prime parole di Conte in azzurro

Ecco le prime parole di Antonio Conte da allenatore del Napoli pronunciate in occasione della conferenza stampa di presentazione del 26 giugno a Palazzo Reale.

Ha una promessa da fare ai napoletani? Quale identità chiederà al suo Napoli? “Quello che posso promettere è serietà, una parola che spesso viene sottovalutata. La serietà nel dare tutto per il Napoli, nel trasmettere la mia cultura a livello lavorativo, quella che è la mia mentalità. Il trasmettere le mie idee calcistiche. L’obiettivo di un allenatore oltre primeggiare è rendere orgogliosi i propri tifosi. Il tifoso deve riconoscersi nella propria squadra, il nostro obiettivo massimo è rendere il tifoso orgoglioso dei propri giocatori, del calcio giocato. Quando si parla di maglia sudata, sapete bene che nel calcio c’è la vittoria e la sconfitta. Ma nella sconfitta non ci deve essere l’attenuante di non aver dato il massimo. Quello che posso promettere è che daremo il massimo, più del massimo perché a volte il massimo non basta“.

Ha una strategia per raggiungere da subito gli obiettivi? “Napoli è una piazza importante, passionale. Lo era e lo rimarrà aldilà di calciatori, allenatori, e proprietà. È una grande peculiarità la passione per il calcio e per la propria squadra. Da parte nostra cercheremo di alimentare questa passione, perché c’è gia. Qui c’è un grande fuoco, magari farlo diventare ancora più alto tutti insieme, per cercare di raggiungere i nostri obiettivi”.

Che faccia dovrà avere il suo Napoli? “La faccia incazzata, perché veniamo da un’annata in cui tante cose non sono andate nel verso giusto. Dovremo trasferire questa voglia di rivalsa nel campo, sotto tutti i punti di vista, a livello calcistico e comportamentale. Sul mercato cercheremo di fare le cose migliori aldilà di Sud America, Asia, Africa ecc.“.

Perché ha scelto il Napoli? È stata la prima scelta o è stato contattato da altri club? “Ho scelto Napoli per il progetto, questo deve essere chiaro. Ho firmato un contratto di 3 anni, il presidente è stato molto chiaro in quello che potremo fare. Perché si ripercorrerà in base a delle situazioni che sono compatibili con il club. Il progetto di cui abbiamo parlato col presidente è cercare nel breve tempo pissibile il Napoli un’alternativa alle solite note. 14 anni che il Napoli è riuscito a rientrare in Europa, c’è stata una gestione giusta, si è vinto lo scudetto. L’anno scorso non è stata un’annata buona. Ci vorrà un po’ di tempo e pazienza, io sono del ‘chi ha tempo non aspetti tempo’. Cercheremo in tutti i modi di prenderci questa responsabilità. Questo è il progetto. Mi ha dato grande entusiasmo, ho sentito qualcosa in pancia. Non vedo l’ora di iniziare. Dall’estero era arrivata qualche proposta anche interessante, ma c’era una promessa col presidente che ci saremmo rivisti. A bocce ferme avremmo deciso se decidere di lavorare insieme oo continuare ognuno per la propria squadra. Abbiamo trovato la giusta quadra in tutto, nella voglia, nell’ambizione. Io, il presidente e tutto il club cercheremo di dare fondamenta solide per qualcosa di importante che duri nel tempo“.

Come l’ha convinta De Laurentiis “Tu parli ad un uomo del Sud, sono nato a Lecce e conservo le mie origini. So cosa significa vivere al Sud e cosa rappresenta per il Sud il calcio. Per me questo è un ritorno a casa, da allenatore di una grande rappresentante del Sud. È una grandissima soddisfazione e un onore tornare al Sud da allenatore“.

Quanto tempo servirà per ricostruire? “Come ho detto prima ‘chi ha tempo non aspetti tempo’. Io aspetterei già domani a fare battaglia su tutti i punti di vista. Poi bisogna essere anche realisti: due anni fa si è vinto lo scudetto, ma l’anno scorso si è terminati a 40 punti di distacco dalla squadra che ha vinto il campionato. Decimo posto e fuori dopo 14 anni dalle competizioni europee. Non bisogna pensare che si cambi allenatore e torni tutto facilmente come prima. C’è un grande progetto, secondo me non possiamo competere con le solite note per ingaggi e investimenti, perché parliamo di altre realtà. Però possiamo competere per lavoro, cultura del lavoro, sacrificio. Quando io ho detto ‘Amma faticà’, su questo non deve poterci battere nessuno. Su ingaggi e investimenti ci sono altre realtà. Però con la cultura del lavoro penso che possiamo colmare questo gap, non so in quali tempi ma sapete che non ho tanta pazienza nel fare il comprimario“.

Come ha gestito le prime difficoltà con i calciatori? “Le stiamo gestendo insieme al club nel migliore dei modi. Io sono stato molto chiaro col presidente, prima di parlare di altri aspetti economici e contrattuali, ho voluto la rassicurazione che avrei deciso io chi sarebbe rimasto e chi poteva magari prendere altre strade fuori da Napoli. Su questo sono stato molto categorico e molto chiaro. Se parliamo di ricostruzione e parliamo di dar via i giocatori è tutto un contro senso. Ho trovato la condivisione al 200% da parte del presidente e del club. Ho parlato con tutti i ragazzi, li ho chiamati tutti per far conoscere le nostre ideee e orientamenti. Ho sentito anche loro cosa avevano da dirmi. Però alla fine poi se ci sono dei problemi li risolvono, perché la decisione è sempre mia. I giocatori che fanno parte del progetto saranno al 200% giocatori del Napoli, questo deve essere chiaro a tutti. Visto che c’è chi parla di confusione a Napoli. Qui non c’è nessuna confusione, c’è chiarezza di idee. Sappiamo cosa fare e lo faremo“.

Interviene il presidente De Laurentiis: “È chiaro che Monica (la giornalista, ndr) si riferiva a Kvara e Di Lorenzo. Il capitano è un giocatore straordinario, ed anche un uomo di grande livello. Io posso capire che si sia sentito un attimino abbandonato e sfastidiato nelle ultime partite, io gli ho spiegato che per me era impossibile abbandonare una persona come lui. I giocatori però sono persone giovanissime e si possono caricare ma anche scaricare. Speriamo che l’Europeo possa ristabilire una certa serenità. Con Kvara non ci sono problemi perché abbiamo un contratto: gli faremo una proposta di cambiamento contrattuale e comunque i problemi non li vedo per lui. Poi ci può essere anche chi contra legem fa contatti coi giocatori senza essere stati autorizzati dal club di appartenenza. Poi si può richiamare all’ordine, anche perché in quel club c’è pure il presidente dell’ECA… (riferimento chiaro e diretto ad Al Khelaifi del PSG, che nei giorni scorsi avrebbe proposto un ingaggio faraonico al georgiano). Ma oramai nei miei 75 anni non mi meraviglio più di chi è corretto o scorretto. Io cerco sempre di essere corretto, così come mi hanno sempre insegnato“.

Conte, ha parlato con Osimhen? “Faccio giusto una chiosa finale su quello che aveva detto prima il presidente, sottolineando un fatto fondamentale per me. Di Lorenzo oltre a essere un giocatore top: capitano del Napoli, ha vinto scudetto ed Europei. Lo considero una persona molto perbene ed importante anche nello spogliatoio – lo stesso dicasi per Kvara – io penso che l’anno scorso la frustrazione abbia portato anche a situazioni non limpide. I giocatori sanno benissimo che ci sono difficoltà, siamo uomini e bisogna rimboccarsi le maniche tutti insieme. Ricominciare quest’anno sapendo che deve essere un’occasione di rivalsa. Per quanto riguarda Osimhen così come sapevo benissimo sia della situazione di Kvara, Di Lorenzo, Anguissa, Lobotka, su cui io ho posto un veto assoluto, so benissimo della situazione Osimhen. So che ci sono degli accordi col club, è una situazione totalmente diversa, a cui io assisto. Poi se mi chiedete del calciatore, è un calciatore di altissimo livello, ma io non posso entrare in nessun discorso su Osimhen perché si tratta di accordi precedenti“.

Come funzionerà tra Caprile e Meret? Meret è il nostro portiere, gode della massima fiducia da parte mia, ho già parlato con lui. Lui sa benissimo quali sono le mie richieste personali nei suoi confronti, parliamo di un portiere che ha delle massime potenzialità. Da parte mia gode della masssima stima e fiducia. Al tempo stesso sta arrivando Caprile che sta facendo un percorso importante, dopo Bari ed Empoli. Abbiamo la fortuna di poter contare su due portieri che possono essere il futuro del Napoli“.

Come si approccia ad una nuova realtà? “Il Chelsea due anni prima aveva vinto la Premier League, poi dopo aver mandato via l’allenatore erano arrivati decimi e l’anno dopo noi abbiamo vinto la Premier League. Penso sia stato qualcosa di incredibile perché in Premier League ci sono delle super potenze. Quello che io non posso promettere è sicuramente la vittoria, perché vince solo una. Posso promettere che iniziamo un percorso dove possiamo essere competitivi per la vittoria. Poi sapete bene che ne vince solo una ed è molto difficile. Lo dico spesso, testa bassa e pedalare, noi dobbiamo parlare poco, c’è poco da fare proclami. Facciamolo con i fatti non a chiacchiere. Sono la persona del fare, non sono il tipo di vendere aria fritta. Non sono neanche troppo paziente, questo purtroppo o per fortuna è la nostra forza. Noi dobbiamo solo stare zitti quest’anno“.

Napoli e la Regione Campania vivono un momento di grande crescita, il suo arrivo a Napoli è considerato coerente con questo clima di crescita. Per lei è un peso o uno stimolo? Che Napoli sia una città bellissima e in espansione sotto tutti i punti di vista, perché lo leggiamo sui giornali e sui media, è fuori discussione. Sicuramente il calcio è un veicolo trainante per la città. La passione che c’è a Napoli aldilà di tutto, ci sarà sempre. Napoli è malata di calcio. Malata in senso positivo. Ci sarà sempre questa passione che coinvolgerà tutti. Io in maniera obbiettiva penso che la città debba migliorare di proprio conto. La città e il calcio possono migliorare di pari passo, ma sono due cose separate, ma poi c’è chi deve prendersi la responsabilità di continuare per proprio conto. Noi possiamo solo assecondare questa voglia, sarebbe bellissimo vedere il Napoli crescere dal punto di vista dell’economico e di pari passo il Napoli combattere come ha fatto in passato di portare gioia con più frequenza“.

È questa la più affascinante intrigante e complicata sfida della sua carriera da allenatore? “Sicuramente è una sfida che arriva nel momento giusto. Penso di essere un allenatore che comunque ha maturato esperienze, che mi portano ad affrontare quest’affascinante sfida con grande voglia. Una persona mi ha chiesto: ‘Ma non hai paura di andare ad allenare il Napoli?’. Ma paura di che? Per me è un piacere, sapendo le difficoltà della sfida. Chi mi conosce sa che a me non ha mai regalato niente nessuno. Mai. Io quello che ho conquistato l’ho sempre conquistato con sudore e sacrificio, è quello che mi hanno insegnato i miei genitori ed è quello che cerco di trasmettere a mia figlia e ai miei giocatori. Noi dobbiamo capire che abbiamo il privilegio, la fortuna e il talento che ci ha dato il Signore, però dobbiamo anche sapere che il talento senza la voglia di lavorare, senza a volte anche l’ossessione di migliorarsi, non è niente. Io so che questa sfida arriva nel momento giusto per me come persona, perché ho proprio voglia di godermi questa passione e quest’entusiasmo. Perché per me la cosa difficile sarà di cambiare ecco l’entusiasmo e questa passione, però sono convinto di poterlo fare perché ci metterò tutto quello che ho, come ho fatto in passato, questo sia chiaro“.

Fra poco c’è il ritiro… Un commento alle dichiarazioni recenti di Lukaku? “Sicuramente c’è tanta voglia di riniziare la nuova stagione. Parlando con il club, quando succedono annate come la scorsa, non bisogna comunque farsi prendere dal panico. Bisogna essere freddi, analitici, fare le giuste considerazioni e prendere le giuste decisioni. Io penso che come rosa di giocatori, la maggior parte di loro verrà confermata. Perché li considero dei giocatori validi sotto tutti i punti di vista, non solo tecnico-tattico ma anche come uomini. Cercheremo di fare quelle cos,e che non saranno tante, ma dovranno essere mirate affinché ci possano portare dei benefici e ci possano portare a rinforzarci. Questo sicuramente cercheremo di farlo. Ecco perché quando parlavo di basi solide, le competenze sono importanti. Nello scegliere i calciatori, nel prendere le decisioni giuste. Perché comunque io so anche che forse il mio più grande pregio è quello di riuscire anche a migliorarlo il calciatore. Il mio obiettivo è quello e spesso e volentieri ci sono riuscito. So che posso contare su una buona base qui a Napoli. È inevitabile che ci saranno delle situazioni in entrata e in uscita che cercheremo di fare nel migliore dei modi, rispettando sempre i nostri parametri. Cercheremo di fare le cose giuste per diventare più forti. Per quanto riguarda Romelu Lukaku, stiam parlando di un giocatore forte, come con Osimhen parliamo di giocatori eccellenti. Non c’è nessun commento da fare, c’è solo da ammirarli quando giocano e sperare sempre di averli dalla propria parte e mai contro“.

Su quale reparto bisognerà intervenire maggiormente? Buongiorno è un obiettivo del Napoli? I numeri spesso non dicono la verità, però comunque debbano far fare delle riflessioni. L’anno scorso il Napoli ha preso 48 gol, ha finito per essere la decima peggior difesa del campionato, e stranamente siamo finiti decimi. E la cosa che lascia un pochino sconcertati è che abbiamo subito 27 gol in casa, giocando al Maradona, la 15esima peggior difesa. In trasfera invece solamente 21 gol subiti che sarebbe la quinta miglior difesa. Quello che sicuramente bisogna fare è trovare un equilibrio, perché io non ho mai visto squadre che vincono o che si qualificano in Champions con delle difese che prendono tantissimi gol. Io parto dal presupposto che nel calcio se vuoi avere un fine vincente ci deve essere sempre un equilibrio, il troppo offensivo o difensivo non portano da nessuna parte. Bisogna sempre trovare la giusta via di mezzo, cercare di equilibrare. Noi dobbiamo un attimo fare delle riflessioni e capire, perché poi quando prendi gol non è questione esclusivamente dei difensori e del portiere, così come quando fai gol. È tutta la squadra che lavora in fase difensiva e offensiva. Facendo delle analisi vogliamo sicuramente apportare dei correttivi. Girano tanti nomi… Cercheremo di trovare il profilo migliore, ripeto, rispettando sempre determinati parametri. Questo deve essere chiaro. In difesa cercheremo di fare qualcosa sia dal punto di vista tattico che a livello proprio di cambio generazione di uomini, per dare più equilibrio e più sostanza“.

Le lancio un altro slogan: ‘Scurdammece o passato’. Si immagina una difesa a tre? “Hai perfettamente ragione perché il passato ormai è passato no? Però penso che nei momenti di difficoltà ogni tanto bisognerà vedere, due anni fa abbiamo vinto lo scudetto e l’anno scorso abbiamo fatto un’annata sicuramente da dimenticare. ‘Scurdammece o passato’ sicuramente è giusta, però penso che il dolore ce lo dobbiamo portare un po’ dentro. Quel dolore ci aiuterà quest’anno a fare quel qualcosa in più di cui noi abbiamo bisogno. Questo è fuori dubbio. Dal punto di vista tattico, le caratteristiche dei giocatori sono molto importanti. Noi abbiamo dei giocatori con caratteristiche importanti soprattutto dal punto di vista offensivo. Io penso che l’allenatore bravo è quello che mette i giocatori in condizione di esaltare le proprie caratteristiche. Io non andrò mai dietro a una mia idea per snaturare i calciatori che ci sono. Io cercherò sempre di trovare l’idea giusta per esaltare le caratteristiche dei nostri giocatori. Da un punto di vista tattico penso che saremo molto duttili, poi ci voglio lavorare con questi ragazzi, perché sto parlando di calciatori visti in televisione. La sostanza è quando io li ho sotto mano percepirò veramente le caratteristiche di ogni singolo giocatore. Poi una mia idea ce l’ho già, però la voglia sarà sempre quella di fare un gol in più dell’avversario altrimenti non vinciamo“.

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Quanto sarà utile non avere le coppe e allenare il suo gruppo per cinque-sei giorni a settimana? Io parto dal presupposto che faccio lavorare il giusto. O sono altri che non lavorano… Se io paragono il mio lavoro rispetto a quello che ero abituato da fare da giocatore, io penso che a livello di fatica facciamo un terzo oggi. Il pallone è diventato un mezzo molto più utilizzato, si utilizza molto di più il pallone perché si distraggono e non ci pensano e fanno meno fatica. Però penso che a volte la fatica bisogna sentirla, perché nella fatica impari a conoscere te stesso, a reggere lo stress, la pressione, la difficoltà. E quindi dietro il metodo lavorativo c’è una filosofia, che ho comunque creato nella mia testa dopo 15-20 anni di carriera calcistica. Avendo anche il piacere di essere comunque allenato da un punto di vista fisico da un figlio di Napoli, che mi piace ricordare è Gianpiero Ventrone che purtroppo non c’è più. Quindi noi lavoreremo il giusto per migliorare, lo faremo senza se né ma“.

Un calciatore come Kvaratskhelia, sentendo che si troverà la quadra, rimane? Si troverà bene anche nel nuovo modulo? “Rimane. No perché sento delle perplessità. Ripeto, non bisogna averne. Sono stato molto categorico su questo. Non vorrei neanche che in futuro ci sia di nuovo questo ritornello. Questa bellissima notizia gliel’ha data il presidente. Kvaratskhelia è un giocatore che ce ne sono sempre di meno con queste caratteristiche, per questo non è un capriccio il voler tenere Kvara. Lo considero un giocatore veramente forte, come Di Lorenzo. Forte nell’uno contro uno se sta sulla fascia, ma forte anche quando viene dentro comunque è anche un fantasista, crea delle situazioni non solo a livello di gol suo ma anche di assist molto importanti. Io penso che se Kvara lo tieni sistematicamente dentro al campo, un po’ lui perde la sua libertà mentale io penso. Dobbiamo assecondare le sue caratteristiche, faremo questo con lui e con i giocatori che abbiamo in rosa. Abbiamo lui, Politano, Ngonge, Lindstrom… Tutti giocatori che comunque hanno la capacità di saltare l’uomo nell’uno contro uno ma al tempo stesso di giocare dentro al campo. L’idea tattica è molto chiara: dobbiamo solo decidere quando vorremo difendere con cinque giocatori perché le squadre magari sono molto più forte, o a quattro e accettare la superiorità numerica. Però il modo di costruire e attaccare sarà molto simile“.

È rimasto stupito dalle dichiarazioni di Ibrahimovic? No assolutamente. Io rispetto tutti, adesso non ricordo bene cosa lui abbia detto, che mi considera più un manager. Io mi considero un manager, dal punto di vista tattico, gestionale, dell’allenamento. Voglio avere voce in capitolo. Magari da un’altra parte questo poteva dar fastidio ecco“.

Raspadori e Folorunsho possono diventare ancora più importanti di quel che sono? “Si assolutamente. Il compito mio non riguarda solo cercare di migliorarli. Il mio obiettivo è cercare di migliorare tutti i giocatori della rosa. Il pensiero mio è che finché non smetti di giocare a calcio tu fino all’ultimo giorno hai possibilità di migliorarti. Ho sentito Folorunsho, che anche lui come Caprile ha fatto un percorso importante, oggi ha questa nuova sfida. È uno step in più che si appresta a fare. Ha qualità fisiche impressionanti, sicuramente è uno di quei giocatori che sono molto curioso di conoscere quanto prima. Raspadori ha grandi qualità tecniche, secondo me ha grandi margini di miglioramento e ci può dare tanto. Ma ho veramente necessità e voglia di conoscerli quanto prima. Perché una cosa è guardarli in televisione e un’altra è averli sotto mano e capirne le potenzialità e capire dove poterli migliorare“.

Quale sarà la prima scossa che cercherà di dare? “Io penso che la scossa la si dia sempre con l’esempio. Penso che chi è a capo di un gruppo, chi dovrebbe essere un leader, tu la leader te la conquisti con l’esempio non chiedendo. Come ho sempre fatto penso che sarà l’esempio verso i miei giocatori, io sono pronto a proteggerli su tutto, sono pronto a mettermi davanti a tutto, però loro mi devono dare tutto. Questa è la base proprio del rapporto. Una cosa che mi fa arrabbiare è quando non vengo corrisposto nella maniera giusta. Questo sicuramente mi fa capire che alcuni non sono adatti al mio modo di pensare. All’inizio è sempre tutto rose e fiori, all’inizio son tutti disponibili. Il problema è che spesso non sanno le difficoltà del percorso, la fatica, le lacrime, il sudore. E tanti che fanno: come la tappa del ciclismo, piano piano li perdi. Io mi auguro di trovare tanti giocatori pronti a voler seguire questo percorso, perché una volta che lo segui e arrivi alla fine, sicuro al 100% che questo percorso non lo abbandoni più. Una volta che arrivi alla fine lo fai tuo e diventi un vincente“.

Questa squadra ha vinto lo scudetto, di capacità intrinseche ne avrà certamente tante… “Bisogna essere equilibrati e trovare una giusta via di mezzo nello spiegare perché due anni fa si è vinto il campionato e poi l’anno dopo si è arrivati decimi. Secondo me dovremo essere equilibrati a capire che comunque… Non posso dire neanche che quest’anno dovremo fare qualcosa di diverso, perché sarà totalmente diverso. Perché l’anno scorso il Napoli si è trovato a gestire la vittoria, ed è totalmente diverso rispetto a piazzarsi secondo, terzo, quarto, quinto, zona Europa, Champions League. Tu quando vinci le dinamiche cambiano completamente. Perché ci sono onori come dico sempre: sei bravo, sei bello, va tutto bene… Però ci sono poi gli oneri da affrontare. Dovremo far tesoro dall’anno scorso, per far capire che la vittoria la dobbiamo ricercare di nuovo e poi essere più bravi a gestirla. Perché secondo me l’anno scorso non c’è stata una buona gestione della vittoria, sotto tutti i punti di vista, altrimenti non ti spieghi il perché ci sia stata questo tipo di annata così deludente per tutti. Perché due anni fa tutti si è vinto, l’anno scorso si è perso tutti. Quindi nessuno deve scendere dal carro sia in caso di vittoria che di sconfitta. Vedremo di fare del nostro meglio facendo anche tesoro delle cadute. In questo dovremo essere bravi, io sono sicuro al 100% che tutte le componenti hanno fatto tesoro. Quando fai tesoro ti prepari a un nuovo cammino, a un nuovo percorso, e eventualmente mi auguro a una nuova vittoria“.

Che messaggio manda ai suoi avversari? “Come ho detto prima, adesso non è il momento di parlare perché oggi potremmo dire tante di quelle fesserie che ci tornerebbero in faccia quanto prima. Oggi è il momento di fare per tutti: per i giocatori, per lo staff, per i magazzinieri. L’unica cosa che posso dire è questa: è il momento di fare e non di dire. Dobbiamo avere quella voglia di rivalsa. Cioè, ha dato fastidio a me da esterno quello che ha fatto l’anno scorso il Napoli. Immagino all’interno che tipo di voglia di rivalsa ci sia in tutti quanti. Detto questo non rinnego quello che ho detto otto mesi fa a Trento: io sono tornato in pista in Italia. Non è che son venuto per far parte solamente della statuina del presepe. Questo deve essere chiaro. Per me è veramente un onore, perché riuscire a far parte della storia di Napoli anche con questa statuina è qualcosa che mi emoziona, che mi dà veramente tanto. Ripeto, io ho ricevuto veramente tanto ma non ho dato ancora niente. È la prima volta che mi accade e sono in forte debito nei vostri confronti“.

Il Napoli di Conte come si colloca idealmente? “Io non mi sento di condividere o dissentire il fatto che si possa dire risultatista, giochista, ste cose che sono più da giornali. Io penso che l’obiettivo principale sia entrare nel cuore della gente e dei tifosi quando tu alleni una squadra. Io che posso essere giochista o risultatista, dove sono stato sono comunque entrato nel cuore della gente. Significa che hanno apprezzato la squadra quello che faceva in tutto e per tutto. Alla fine diciamo che abbiamo scritto qualche pezzo di storia ecco, che per me è molto importante. Possiamo parlare di tutto e del contrario di tutto, poi ti giri e vedi 22/23 Napoli, 23/24 Inter. Questo penso sia molto importante, perché tante volte si va dietro al fumo, e io non sono per il fumo ma per la praticità. Quando le mie squadre hanno vinto è sempre stato con miglior attacco e miglior difesa, o comunque secondo attacco seconda difesa, producendo sempre qualcosa di bello, di accattivante. Il calcio oggi, l’allenatore bravo è quello che riesce a coniugare il bello anche al risultato finale, altrimenti diventa tutto un… Il risultato poi ti fa diventare brutto, anche se a volte vedo che chi fa il risultato brutto viene poi premiato a livello lavorativo“.

Cosa promette lei al presidente De Laurentiis e cosa promette il presidente De Laurentiis ad Antonio Conte? “Penso che è stata una conferenza di promesse da parte mia. Le promesse che ho fatto a voi indirettamente sono fatte anche dal presidente, che non dimentichiamo è per primo un tifoso del Napoli. È colui che in prima persona ne risponde, soprattutto da un punto di vista economico e in tutta la struttura. Io la promessa che posso fare è quella di dirgli sempre la cosa che penso, non dico giusta perché a volte posso vederla anche in maniera sbagliata. Io non cambierò il mio modo di essere perché come vedete sono una persona molto pulita. Per me se è blu è blu, non è che poi devo venirti a dire guarda che è rosso e poi ti deve arrivare il messaggio. Io se devo dire qualcosa il presidente lo sa benissimo che glielo dico direttamente. In questi giorni penso abbia apprezzato questa mia spontaneità e voglia di essere diretto sulle cose. Anche perché non mi fa impazzire fare tante chacchiere, girarci attorno, io sono uno di sostanza. Alle chiacchiere preferisco i fatti sotto tutti i punti di vista, anche con i media, col tifoso. Anzi oggi mi sto dilungando molto perché ci dobbiamo conoscere a livello di presentazione. Più facciamo meglio è per me“.

Lei ha detto al presidente che dei giocatori non si toccano. Ma se alcuni di questi non hanno voglia di restare, lei accetterà di perderli li vuole motivati, o dirà voi restate comunque vi motivo io? “Quello che mi auguro che possa cambiare in questo mio percorso, mi auguro tre+ anni a Napoli, è che il Napoli venga visto non come una squadra di passaggio ma come una meta. Altrimenti continuiamo a fare sempre discorsi su discorsi. Il calciatore deve venire a Napoli sapendo che comunque sta in una squadra che lotterà per qualcosa di importante ogni anno, e quindi si deve sentire partecipe e responsabile di questo. Altrimenti se a uno gli viene il mal di pancia ogni anno, non è contento… Se non è contento, poi sta con me. Sta con me ogni giorno, affianco, gli racconto due cose, magari mi faccio aiutare a fare l’allenatore. Ripeto, sto discorso non contento io non l’accetto e non lo accetterò mai. Patti chiari amicizia lunga. Se qualcuno non è contento sta al mio fianco e tutti e due insieme ci troveremo qualcosa da fare per divertirci”.

La chiusura è affidata al presidente De Laurentiis: “Un giornalista prima ha chiesto delle promesse del presidente a Conte. Io ho le idee molto chiare. Quando all’inizio della mia esperienza calcistica c’erano delle cose per me inconcepibili, poi a un certo punto andando in Inghilterra e tu incontravi il Manchester United – che all’epoca era la squadra più vincente – perché? Perché c’era un allenatore che si chiamava Ferguson che era anche il manager della squadra. Poiché Antonio Conte ha fatto una sua seconda università sul campo inglese per ben due volte, lui ha acquisito secondo me lo status da manager. Ecco perché si permette di dire chi sta con me, sta con me, e non gli permetto di dire ‘ah’. Perché lui ha un’idea a 360 gradi affinché anche le piccole cose, messe al posto giusto nel modo giusto, contribuiscono al successo totale dell’impresa. Quindi lui è un uomo di impresa. E siccome sapete benissimo che io ho sempre cavalcato quest’idea di impresa e non di presa, è chiaro che sono molto felice di avere Conte. Proprio perché intepreta quest’idea di essere non solo un grande allenatore ma anche un grande manager. Io quando ho detto sono tutti cedibili, stavo rispondendo a un’intervista di un signore che mi ha detto: ‘Lei quando c’era Koulibaly disse che erano tutti quanti cedibili’. Ma è una massima che vale sempre, nel senso che tutti quanti hanno una presenza, un contratto che può scadere, e quindi una convenienza più o meno possibile nel caso del club di cedere se ci sono delle offerte di un certo livello. Ma poiché al nostro capitano abbiamo rinnovato il contratto la scorsa estate e deve avere altri quattro anni, più un’opzione, possibili cinque anni fino all’età di 36 anni con noi, e poiché è un uomo con i cosiddetti contributi e anche di grande cervello è un uomo al quale io tengo molto. Non ci tiene soltanto il nostro allenatore. Poi è chiaro, è nel gioco delle cose che l’agente cerchi di portarlo via, di strapparlo, di andare da altre parti, perché questo fa parte del gioco normale degli agenti. Non lo sradicheremo mai. Però da questa parte credo che ci siano due persone che hanno dimostrato, ciascuna con modalità diverse e in percorsi diversi, di riuscire nel mondo del calcio a fare delle cose anche complicate in posti complicati. Perché non vi crediate che quando uno arriva ad un Chelsea dove tutto quanto è nelle mani di una certa marina, e dove il proprietario ha centinaia di billions e all’improvviso però gli si tappa la bocca perché ci sono dei cambiamenti in Russia notevoli, e insomma non è sempre così semplice. Io credo di divertirmi e di farvi divertire e di promettervi di farvi divertire nei prossimi 20 anni se la salute mi accompagnerà, perché sono indipendente”.