Appena ieri in un’intervista al quotidiano spagnolo Mundo Deportivo, Bernd Reichart, amministratore delegato di A22, la società alla guida del progetto Super Lega, ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Il nostro obiettivo è quello dare alle società un’alternativa e trovare una soluzione a molti dei problemi che stanno vivendo. Abbiamo sempre dimostrato una grande disponibilità a dialogare con tutti e abbiamo anche spiegato i progressi di questo progetto alla stessa UEFA, ma credo che oggi, dopo la sentenza del 21 dicembre, ci sia profumo di novità e di maggiore sovranità per i club». L’aria di novità di cui parla è divenuta possibile grazie alla recente sentenza della Corte di Giustizia Europea che ha dato il via libera al progetto di una nuova competizione europea esterna alla UEFA, la Super Lega appunto. Per capire quali potrebbero essere gli sviluppi nei prossimi mesi, abbiamo intervistato in esclusiva Andrea Circolo, professore associato in Diritto dell’Unione Europea presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II.
Professor Circolo, perché la recente sentenza della Corte di Giustizia Europea sulla Super League può considerarsi storica?
«Siamo dinanzi ad una nuova Bosman. La sentenza della Corte cancella il monopolio sull’organizzazione degli eventi calcistici detenuto sinora da FIFA e UEFA e apre a scenari inesplorati nel sistema calcistico europeo. La possibilità di organizzare competizioni calcistiche alternative a quelle sinora conosciute rischia di compromettere la piramide sportiva e di dare vita a nuovi fenomeni che non appartengono alla tradizione continentale, come leghe calcistiche chiuse e orizzontali. Si pensi all’NBA, dove il numero di franchigie partecipanti alla Lega è predefinito e limitato, non essendo previsto un sistema di promozioni e retrocessioni. Per certi versi, il calcio europeo si avvicinerebbe pure a sport come la boxe, dove non esiste un solo campione mondiale, ma tanti campioni quante sono le federazioni pugilistiche internazionali».
Quali sono le motivazioni su cui si basa e quali sono le conseguenze pratiche?
«È molto semplice. FIFA e UEFA sono stati sinora sia i regolatori – ovvero coloro che disciplinano il gioco del calcio – che gli organizzatori degli eventi calcistici. Per farla breve, se la sono cantata e suonata da soli. Hanno infatti utilizzato il loro potere regolatorio per proteggere non il gioco del calcio ma i propri interessi economici, impedendo ad altri organismi di organizzare competizioni calcistiche alternative. Ed è chiaro a tutti che questo è contrario ad ogni forma di concorrenza che il diritto dell’Unione europea incoraggia e tutela. Per dare un’idea, nella stagione 2018/2019 la UEFA ha comunicato che i ricavi totali provenienti dalle sue competizioni ammontano a 3 miliardi e 850 milioni di EUR, i quali hanno generato un profitto, al netto dei costi di gestione, dei contributi di solidarietà e dei premi distribuiti ai partecipanti e ai vincitori delle manifestazioni, pari a 330 milioni di euro (circa l’8,5% del totale)».
Una Superlega ora è davvero possibile o è più complicata di quanto si pensi?
«La Corte è stata molto chiara nell’affermare che una Superlega in via astratta sia possibile, non che la Superlega, come attualmente immaginata, lo sia. Spetterà al Tribunale di Madrid stabilirlo (Il Tribunale che ha richiesto l’intervento pregiudiziale della Corte). Non avendo accesso ai contratti di partenza tra i club fondatori, non abbiamo elementi a sufficienza per stabilire se essa sia a sua volta compatibile con il diritto della concorrenza. La circostanza che essa potesse essere illegittima trova però conforto nelle modifiche al progetto iniziale intervenute nei mesi successivi, che vanno verso un coinvolgimento di un numero maggiore di club e nella revisione del sistema di accesso.
È bene evidenziare che FIFA e UEFA sono ancora i regolatori e a loro spetta concedere l’autorizzazione necessaria per l’organizzazione di nuove competizioni. Questo però non può essere impedito ad ogni costo e dietro la minaccia di sanzioni, come sinora accaduto. L’autorizzazione potrebbe essere negata solo nell’ipotesi in cui fosse dimostrato il mancato rispetto, da parte dei nuovi organizzatori, di norme minime come il regolare svolgimento delle competizioni, la sicurezza dei partecipanti e l’uniformità delle regole».
La UEFA ha preso contromisure in questi anni per evitare di arrivare a questa situazione?
«Le riforme varate negli ultimi anni sono state numerose e, a leggere comunicati stampa e dichiarazioni di Club e Presidenti nell’immediato post-sentenza, esse sono giudicate positivamente. Il presidente del PSG e dell’ECA, Al Khelaifi, si è espresso orgoglioso della nuova Champions League e del lavoro svolto con la UEFA sinora. E non sembra essere l’unico. Per alcuni grandi club non sembra però sufficiente. Va pure detto che tra i grandi sostenitori della Superlega vi sono squadre come il Barcelona che intendono cavalcare l’onda Superlega per ripianare anni e anni di scellerata gestione economica».
I club che potrebbero aderire ad un’eventuale Superlega possono andare incontro a sanzioni o addirittura ad esclusioni dai campionati nazionali in base ai regolamenti delle federazioni nazionali?
«La UEFA è l’Unione delle Federazioni Calcistiche Europee. Le federazioni nazionali sono, cioè, costole di quest’ultima. E la Corte di giustizia ha detto chiaramente che un sistema di sanzioni come quello minacciato da UEFA, ovvero arbitrario e sproporzionato, è contrario al diritto dell’Unione».
Considerando che il Regno Unito è fuori dall’UE e quindi non vincolato alla sentenza della CGUE, è giusto considerare come impossibile ogni ipotesi di adesione di club inglesi al progetto Superlega?
«La constatazione è corretta. Il governo britannico ha già annunciato che si muoverà in questo senso. C’è da dire che i club della Premier sono stati i primi a ritirarsi dal progetto per le vibranti proteste dei loro tifosi».
Al tifoso chiedo: come giudica la posizione del Napoli, lievemente aperturista rispetto ad un progetto del genere?
«Lievemente mi sembra addirittura riduttivo. Al momento, la posizione del Calcio Napoli rispetto alla Superlega mi pare di totale apertura e ciò è da ricollegarsi alla volontà della sua Presidenza. Solo per essere chiari. Da giurista, ho sostenuto sin dall’inizio che il monopolio sull’organizzazione degli eventi calcistici da parte di FIFA e UEFA fosse incompatibile con il diritto della concorrenza dell’Unione europea; questo non vuol dire che io sia un sostenitore della Superlega. Credo che un’alternativa debba essere in via astratta possibile; deve poi essere il mercato a decidere se questa debba pure realizzarsi. Il tifo è un sentimento viscerale e ha logiche che vanno ben oltre il ritorno puramente economico, come la tradizione e il senso di appartenenza. La creazione di una Superlega aumenterebbe necessariamente il divario economico e sportivo tra le realtà più grandi e quelle più piccole. Sarebbe impossibile immaginare nuovamente il Chievo Verona in Champions League; il Kaiserslautern campione di Germania o il Montpellier campione di Francia».